Viviamo in una società in cui la comunicazione è continua, ma non sempre autentica. Spesso ci troviamo a oscillare tra due estremi: da un lato la passività, che ci porta a dire “sì” anche quando vorremmo dire “no”, dall’altro l’aggressività, che ci spinge a difenderci con durezza, alzando barriere che finiscono per allontanare gli altri. Entrambe queste modalità hanno un prezzo: nel primo caso perdiamo contatto con i nostri bisogni, nel secondo rischiamo di incrinare le relazioni. In mezzo esiste però una strada diversa, più equilibrata, che ci permette di esprimerci con chiarezza e rispetto reciproco.
Questa strada è legata alla capacità di riconoscere le proprie emozioni e dare loro voce senza timore. Essere capaci di dire ciò che si pensa, esprimere i propri desideri e i propri limiti non significa essere egoisti, ma autentici. Troppe volte ci convinciamo che la nostra opinione conti meno di quella degli altri, che i nostri bisogni siano secondari, che per mantenere la pace sia meglio tacere. Ma ogni volta che rinunciamo ad affermarci, accumuliamo frustrazione e nel lungo periodo questo genera conflitti interiori, malessere e relazioni poco sincere.
Essere assertivi non vuol dire diventare duri o insensibili. Al contrario, vuol dire coltivare una forma di comunicazione empatica, che tiene conto tanto dei nostri diritti quanto di quelli degli altri. È la capacità di dire “no” senza sentirsi in colpa, di esprimere una critica senza ferire, di accogliere le differenze senza annullarsi. È un equilibrio sottile che nasce dalla consapevolezza di sé e dalla fiducia nelle proprie risorse interiori.
Un aspetto fondamentale di questo percorso riguarda la gestione delle relazioni quotidiane. In famiglia, ad esempio, spesso si tende a evitare i conflitti per non rovinare l’armonia, ma questo silenzio forzato rischia di creare distanza. Sul lavoro, la paura del giudizio può impedirci di proporre idee o di difendere i nostri diritti. Nelle amicizie o nelle relazioni di coppia, la difficoltà di esprimere limiti e desideri può tradursi in incomprensioni, tensioni o addirittura rotture improvvise. Imparare a comunicare in modo assertivo significa invece favorire rapporti più autentici, basati sulla chiarezza e sul rispetto reciproco.
La base di tutto è l’ascolto interiore. Prima ancora di saper comunicare con gli altri, è importante imparare a comunicare con sé stessi: riconoscere le proprie emozioni, accettarle senza giudizio, dare loro un nome. Spesso ci lasciamo guidare dall’abitudine di reprimere o di esagerare, oscillando tra silenzio e esplosioni emotive. Ma se iniziamo a osservare ciò che proviamo, a dare valore a quelle sensazioni che ci attraversano, allora diventa più semplice trovare le parole giuste per raccontarle agli altri.
Crescere in questa direzione porta con sé molti benefici: aumenta la fiducia in sé stessi, migliora l’autostima, riduce lo stress e rende più armoniose le relazioni. Non si tratta di un cambiamento immediato, ma di un percorso fatto di piccoli passi, di esercizi quotidiani, di scelte consapevoli. Ogni volta che riusciamo a dire con serenità ciò che pensiamo, senza paura di ferire o di essere rifiutati, ci avviciniamo a una forma di libertà interiore che ha un valore enorme.
In fondo, essere assertivi è un atto di cura.
È prendersi cura della propria dignità, dei propri bisogni e delle proprie relazioni. È scegliere di vivere rapporti più veri, dove nessuno domina e nessuno si annulla, ma entrambi si incontrano su un piano di rispetto reciproco. È anche un modo per alleggerirsi, perché quando impariamo a comunicare in maniera chiara e rispettosa, evitiamo i non detti, i rancori, le tensioni che altrimenti si accumulerebbero.
In definitiva, coltivare l’assertività significa imparare a stare meglio con sé stessi e, di conseguenza, con gli altri. È un invito ad abitare le relazioni con più sincerità e coraggio, a vivere la comunicazione non come terreno di scontro o di rinuncia, ma come spazio di incontro e crescita reciproca.
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